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25/04/2024

"Favoritismi e ingiustizie inevitabili. Non può essere il giudizio di un prof a segnare la carriera di uno studente" - Anaao su LA REPUBBLICA

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L'intervista in formato pdf

Con le nuove regole avremo 70mila ragazzi al primo anno, ma come possiamo accoglierli?

di Luigi Gaetani
«Così si mette il futuro di uno studente in mano a un singolo professore, con il rischio di ingiustizie e favoritismi. Non può essere un esame a decidere la carriera di una persona».
Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, boccia l'eliminazione del test d'accesso a Medicina, prevista dal testo base approvato in commissione Istruzione al Senato: «Anche se il decreto non prevede la fine del numero chiuso, contiene comunque delle gravi criticità». Con le nuove regole l'iscrizione a Medicina (e anche a Odontoiatria e Veterinaria) diventerebbe libera. Dopo il primo semestre, saranno i voti degli esami a decidere se uno studente potrà continuare. «Così il problema della selezione viene solo posticipato di sei mesi. Il testo base non specifica come, ma comunque dice che la valutazione sarà fatta in base agli esami. Il che vuol dire che sarebbero solo i docenti, con i loro voti, a decidere».

Cosi, secondo lei, il rischio di favoritismi è dietro l'angolo...
«È inevitabile, succede in tutte le università, sotto gli occhi di tutti. Non a caso in passato ci siamo battuti e abbiamo ottenuto che il concorso per l'accesso alle specializzazioni diventasse nazionale. Abbiamo lottato tanto per stabilire un po' di equità e ora vogliamo mettere nelle mani di un singolo professore il futuro di uno studente. Magari un fuorisede, che ha studiato tanto e ha appena iniziato ad ambientarsi. Una modalità di selezione totalmente soggettiva, che temo farà lievitare i ricorsi al Tar».

E questo non è l'unico punto critico.
«Quest'anno al test d'ingresso hanno partecipato in oltre 70mila. Quindi possiamo supporre che, con le nuove regole, circa 70mila ragazzi si iscriveranno al primo anno. Le nostre aule come potrebbero accogliere fisicamente tutti? È impossibile, a meno che non si preveda - cosa assurda - una formazione a distanza. La verità è che si confonde il diritto "di iscrizione" con il diritto allo studio. Ma è proprio il diritto allo studio che così viene messo in discussione. Perché se ti faccio iscrivere e ti faccio pagare le tasse poi devo assicurarti una formazione di qualità. E come la assicuriamo a tutti questi studenti, con le capacità limitate che abbiamo?».

Chi dopo sei mesi non passa la selezione, che fine farà?
«Il numero continua a essere programmato, quindi degli iscritti iniziali solo solo 15 o 18mila passerebbero al secondo anno. Per gli altri, il testo assicura che gli esami saranno convalidati e quindi saranno validi anche per iscriversi ad altre facoltà. Ma di fatto faremo perdere tempo a decine di migliaia di studenti».

Quindi sarebbe meglio lasciare invariato il sistema attuale?
«Che il test sia iniquo e vada cambiato non lo discutiamo, ma sarebbe stato molto più utile agire sui contenuti. Bisognerebbe identificare delle materie specifiche e dei libri di testo sui quali prepararsi, uguali per tutti. E poi prevedere dei corsi di formazione gratuiti, organizzati dal ministero».

Un testo tutto da condannare, quindi?
«Una parte di questo disegno di legge prevede che già dalle superiori ci sia una campagna di preparazione. È un'idea giusta, che condividiamo. Quello che contestiamo è che sia un singolo esame a decidere il destino di uno studente. Tra l'altro è un modello che, a grandi linee, riprende quello francese. Un sistema che non funziona e che infatti in Francia stanno abbandonando».

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