Dicono di noi
28/10/2022

Siamo tutti pazienti. Il monologo del Segretario Nazionale Anaao su RAI2



"Quante volte vi è capitato di aspettare ore al pronto soccorso o in ospedale e poi di prendervela con il medico che vi ha visitato?
Io vi capisco, ma avete sbagliato bersaglio.
Quel medico con cui vi siete appena arrabbiati, probabilmente nelle sue ultime 24 ore ha curato da solo e sottopagato 60-70 pazienti perché non ci sono colleghi a sufficienza
quel medico ha dovuto gestire la vita ma anche la morte, rischiando di essere denunciato.
E ve lo garantisco: non sono state ventiquattr’ore “difficili”.
Durante la pandemia siamo stati gli eroi. Ma è durato poco, meno di una variante del virus.
Mi chiamo Pierino di Silverio e sono un medico.
Per poterlo fare, venendo da un paesino della Calabria, ho dovuto emigrare in Campania.
Il mio sogno, come quello di tanti colleghi, si è ben presto trasformato in incubo.
Dopo la specializzazione non riuscivo a trovare lavoro, così mi sono trasferito a Milano dove mi ha assunto una casa farmaceutica.
Be, devo dire… un altro mondo: ma non era il mio.  
Restavo attratto dal mio splendido incubo.
Sono tornato a fare il medico nel pubblico, al sud, da precario. Ricordo finalmente il giorno in cui ho firmato il contratto indeterminato ho pensato: “ce l’ho fatta”
Ma non era così.
Oggi quello che vedo è un mondo professionale dilaniato dalla stanchezza e dalla disillusione.
Il Pronto Soccorso è l’unico modo per entrare in ospedale.
Più del 50% degli accessi lì è però
improprio Il 54% si cura in privato…se può…e se non può…?
La medicina del territorio e la medicina ospedaliera non comunicano.
Ci sono delle eccezioni, certo. Ma è del sistema sanitario che sto parlando: se crolla quello finisce lo stato civile.
Sto parlando dei medici e dei dirigenti sanitari che, tra turni massacranti, stipendi insufficienti, problemi organizzativi, violenze e tribunali dicono: sapete che c’è di nuovo?
Me ne vado. E se vanno davvero. 7 al giorno. 29 000 di loro nel 2024 non eserciteranno più.
In questo dramma arrivano le cooperative, il lavoro a gettone a cottimo.
Oggi le aziende trovano vantaggio nei medici presi da cooperative esterne perché il loro costo evi-ta il blocco al numero di medici assunti che impone una legge vergognosa.
Perché non devono pagare contributi, ferie e diritti.
Perché se mi servi oggi vieni ma domani stai casa.
Con questo “sistema” i pazienti rischiano di vedere medici diversi in giorni diversi. Peccato che
curare non sia un atto istantaneo ma un percorso.
Continuando così, arriverà un momento in cui quel senso etico che accompagna la nostra missione verrà sostituito da un bisogno legittimo di salvaguardia personale.
E sapete che altro c’è di DAVVERO drammatico?
Che “Medico” oggi non vuole diventarlo più nessuno.
Nessuno.
Quando in un futuro vicino mancheranno medici specialisti chi si prenderà cura DI VOI, dei vostri genitori anziani, dei vostri figli?
“Cura” è una parola bellissima: non ha a che fare solo con il protocollo e la diagnosi, ma con l’idea di protezione.
E ditemi: come può proteggervi qualcuno se è costantemente esposto all’incuria, alle violenze, ai tribunali, senza essere mai difeso?
Ricordiamoci! Siamo tutti pazienti!
Pazienti.
E se oggi ci incazziamo perché un medico ci fa aspettare troppo, domani probabilmente potrebbe non esserci più nessuno, da aspettare.

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