Dicono di noi
08/07/2022

Aumenti, detassazione stipendi, valorizzazione del lavoro: le richieste per il prossimo contratto. Doctor33

Contratto ospedalieri tra prospettive e difficoltà, parla il neosegretario Anaao Assomed Pierino Di Silverio

Aumenti, detassazione degli stipendi, valorizzazione del rapporto di lavoro, interventi legislativi per sganciare le retribuzioni dei dirigenti medici del Servizio sanitario dai vincoli posti sui dipendenti della pubblica amministrazione: il neo-segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio, 44 anni, dirigente a Napoli, entra nel dettaglio delle richieste all'Aran ed alle Regioni da parte del sindacato chiave dei medici ospedalieri. I medici ospedalieri pubblici sono in un momento delicato; gli altri lavoratori, nel comparto, hanno appena firmato; loro devono iniziare. Con quali richieste? «Si tratta di un contratto politico oltre che economico», premette Di Silverio. «Sotto il profilo economico si tratta su un monte compensi incrementato di quasi il doppio del precedente contratto, ma ci si muove in una cornice economica iniqua. Per 10 anni noi non abbiamo in pratica avuto aumenti, in quanto non sono stati firmati contratti e questa mancanza la sconteremo nei prossimi 5-8 anni».


E sotto il profilo normativo?
«Non sarà una trattativa semplice. Intanto, vanno migliorate le condizioni di lavoro rimuovendo vincoli contrattuali tipo i vari "di norma e di regola" che fanno sì che i diritti del medico dirigente Ssn siano bypassati da esigenze dell'azienda sanitaria. Le progressioni di carriera vanno rese più lineari ed automatiche: non si possono negare ad un medico di per sé disamorato dell'ospedale, che lavora allo sfinimento, è pagato male, rischia aggressioni e contenziosi legali. Va inoltre umanizzato il tempo di lavoro. Ad esempio, non possiamo accettare in silenzio che la reperibilità sia retribuita un euro all'ora, e dobbiamo chiedere che sia a carico dell'azienda e non del medico, in quanto è l'azienda ad usarla per evitare di assumere. Bisogna intervenire anche sull'aspetto legislativo: il combinato della legge 502/92 e 229/99 ci equipara ai dipendenti della pubblica amministrazione e così ci impone tetti agli aumenti stipendiali e regole (ad esempio sul tempo di cura) cui un medico, nell'interesse del malato, non può sottostare. Anche la regolamentazione diversa delle scelte tra intramoenia ed extramoenia è oggi iniqua. Mi rendo conto che non si modifica un impianto legislativo in due giorni, e perciò vedo la detassazione come strumento di intervento più agile di fronte ad un'emergenza qual è il fatto che il medico in ospedale non ci vuole più andare. I dati di Onaosi dicono che 2000 medici in età non pensionabile in un anno lasciano il lavoro; il 35% dei posti di specializzazione va deserto ai concorsi; i medici del servizio sanitario si dimettono e vanno a lavorare all'estero o nel privato. Per tutta risposta, l'ultimo disegno di legge sulla concorrenza in itinere alle camere detassa la prestazione dal 22 al 10% nelle strutture private ma non fa lo stesso nel pubblico: perché questa disparità? Con l'intervento sul cuneo fiscale, il cittadino paga meno tasse ma l'azienda ha costi minori, che si potrebbero destinare ai salari accessori. E' chiaro che se nel privato siamo a un 15% inziale di pressione fiscale, e si sale ad un 43% per il dirigente medico e sanitario, ove -fuori da "norma e regola"- non c'è tetto reale all'orario settimanale (ed oculista e dermatologo possono essere distaccati nei pronti soccorso), sempre più il medico e il dirigente sanitario sceglieranno lavorare fuori dal Ssn».

Rialzi ai tetti del personale, anche quelli recenti, consentiranno di intraprendere una politica di assunzioni?
«Bassi o alti che siano, i tetti d spesa per il personale come previsti dal DM 70, parametro per le scelte politiche, vanno eliminati. Il concetto di tetto negli anni ci ha posto davanti a situazioni di carenza di personale tali da spingere le aziende a pagare cifre anche alte per disporre di professionisti sanitari. Se metti tetti spesa al personale Ssn consideri la sanità un costo e non una risorsa. E la sanità muore».

In tema di formazione Anaao Assomed da tempo chiede il passaggio dalla specializzazione alla formazione lavoro: ma come si organizza?
«Intanto, spingendo perché un disegno di legge di riforma come quello a firma della senatrice Paola Boldrini vada avanti, pur con aggiustamenti. Se offri tutele al medico in formazione, tutor ospedalieri pagati e riconosciuti professionalmente ed un contratto di fatto a tempo indeterminato - in quanto il collega, conseguita la specialità, non deve aspettare fino ad un anno per il concorso tra lungaggini burocratiche varie - e se crei un learning hospital dove si impara, anziché un teaching hospital dove si insegna senza troppi feed-back, il medico inizia a diventare una risorsa per il sistema. Parliamo di 40 mila medici in formazione, negli ultimi 2 anni sono "in linea" in 15 mila, subito inseribili nel mondo del lavoro. E fidelizzabili, se valorizzati».

Al congresso si è posto l'accento sulla depenalizzazione dell'atto medico...
«La legge Gelli Bianco non è applicata nei suoi punti principali come le linee guida che delineano la colpa lieve. Il limite economico ai risarcimenti è l'obbligo di dimostrare l'esistenza della colpa a carico dell'accusatore da essa posto sana una situazione precedente indecorosa ma la depenalizzazione dell'atto medico è un'altra cosa. Avviene in stati più liberisti, sanità di stampo privatistico ma dove si è pensato al medico; l'Italia di cultura universalista paradossalmente non sta tutelando il medico, attore principale del sistema di cure; si parla di voler salvare il Ssn ma senza pensare alle responsabilità cui incorrono i dirigenti sanitari, anche non medici. Apriamo una parentesi: un farmacista, un laboratorista, un biologo -un dirigente sanitario insomma - non stanno necessariamente a contatto con il paziente ma senza di loro il sistema non funziona. Devono avere pari dignità rispetto ai dirigenti medici. Fin qui hanno dovuto combattere per godere degli stessi principi di stabilizzazione e di riconoscimento. Nelle scuole di specializzazione non sono tuttora retribuiti e il medico sì. Numericamente pesano meno del medico ma sono parimenti protagonisti del sistema di cure».

I medici di famiglia lamentano che la riforma del territorio è stata disegnata senza sentirli: voi che ne pensate?
«Con l'eliminazione dei "corpi intermedi", esistenti negli anni 90, i sindacati di categoria sono stati estromessi da molti luoghi della concertazione anche in ambiti decisionali strategici. Il DM 77 è un esempio. Elenca delle strutture da far lavorare ma non dice chi vi fa cosa, ed è un problema. Chi pensava di delegare gli infermieri a compiti nuovi nella casa o nell'ospedale di comunità oggi fa i conti con una Corte costituzionale che boccia il task-shifting selvaggio e le unità di degenza infermieristica. Più che mai occorre che i legislatori spieghino chi va a lavorare nelle nuove strutture, come si erogano le prestazioni specialistiche territoriali, come funziona la guardia medica, quale rapporto tra case di comunità hub spoke si chiede nei fatti. Fin qui non abbiamo risposte a queste domande e le avremmo avute se vi fosse stata un'interlocuzione con i sindacati dei mmg. Altro errore sta nel perseverare a considerare ospedale e territorio quali sylos non comunicanti. Abbiamo un DM70 vecchio di 7 anni, ed un DM 77 attuale ma disegnato sulla lotta al Covid, che è un sintomo della malattia del sistema e non la diagnosi. Quanto all'emergenza -ci sono 5 ddl in parlamento-nel DM 77 non ne vedo tanta, mentre compare nel DM 70. Perché?»

Un cenno alla questione medica femminile nelle corsie.
«Oggi la sanità come il mondo è a trazione femminile e in tutte le proposte organizzative il tema è ineludibile: il Ssn deve predisporsi ad un sistema di tutela della produzione di salute che oggi non è affrontato. Ogni intervento sulla sanità, che inevitabilmente qui si traduce in legge, va declinato guardando alle politiche di genere, nonché tenendo conto del rinnovamento tecnologico. Se la legge fatica a dare tutele e favorire le progressioni di carriera ai lavoratori e in particolare alla donna, vuol dire semplicemente che nuove leggi devono essere scritte».

Altri articoli

Segreteria Nazionale sede di Roma
Via San Martino della Battaglia, 31 - 00185 ROMA
Telefono 064245741 - Fax 0648903523
segreteria.nazionale@anaao.it - segreteria.nazionale@anaao.postecert.it