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24/03/2021

Covid: obbligo di vaccino ai sanitari, ​il governo studia un decreto - IL MATTINO

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Non esiste un'opzione alla vaccinazione per il personale sanitario. Se si vuole lavorare in una corsia di ospedale o in una RSA, la conditio sine qua non allo studio del governo sarebbe quella della vaccinazione obbligatoria. Il premier Draghi, dicono fonti ministeriali qualificate, è molto determinato in questa direzione e proprio a Palazzo Chigi si sta mettendo mano a norma ad hoc. Ma già più di qualcuno eleva eccezioni di costituzionalità, tanto che proprio su questo punto Palazzo Chigi ha coinvolto il ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia. L'argomento è delicato. A confermarlo ci sono anche le minacce di morte arrivate alla senatrice Licia Ronzulli, "rea" di aver invocato l'obbligo vaccinale per il personale sanitario. In realtà i numeri dei "ribelli al vaccino" tra i camici bianchi sono bassissimi: la fiducia nella ricerca medico scientifica non è venuta meno. A preoccupare sono semmai le professioni sanitarie più "periferiche", come gli operatori socio sanitari, i cosidquelle RSA dove il Covid ha fatto strage di anziani nel periodo più nero della pandemia.

LEGGE O DECRETO
«Alla possibile obbligatorietà per legge o per decreto di urgenza del vaccino per i medici e per quanti operano nel settore sanitario non ci opponiamo" ha spiegato al Mattino, Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao-Assomed, l'Associazione dei Medici dirigenti: «C'è da dire prosegue che la percentuale dei medici del Sistema Sanitario Nazionale che non si è ancora vaccinato per scelta, è irrisoria, parliamo dell'uno per mille: chi ha visto la sofferenza nelle corsie di un ospedale e la morte per Covid nelle terapie intensive non ha dubbi sulla vaccinazione, ad oggi il dispositivo di protezione individuale più importante che abbiamo». Eppure, proprio quel "qualcuno" nella percentuale infinitesima di quanti nel settore sanitario hanno scelto di non vaccinarsi, ha spinto il governatore della Liguria, Giovanni Toti, a invocare nei giorni scorsi una legge regionale che preveda l'obbligo vaccinale per i sanitari. Mentre Michele Emiliano in Puglia nel febbraio scorso è passato ai fatti, facendo votare una ti lavorano nel Sistema Sanitario Nazionale. Carlo Palermo su questo punto però ammonisce: «avendo rilevanza costituzionale, questa è una materia del governo, non delle regioni». L'un contro l'altro armati, infatti, ci sono due "diritti" garantiti ad ogni cittadino: il diritto alla salute da un lato, dall'altro il diritto a non sottoporsi a cure non volute in virtù dell'autodeterminazione del singolo. A cui si aggiunge poi il diritto alla sicurezza delle cure da parte del cittadino, che può essere richiesto dal datore di lavoro anche attraverso il medico competente, oltre alla normativa relativa alla sicurezza sul lavoro.

L'ORDINE
«Noi siamo assolutamente a favore della vaccinazione per quanti operano nel settore sanitario spiega Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNMOCeO). Quello vaccinale per gli operatori sanitari che lavorano a contatto con i pazienti, non è, o perlomeno non è ancora, un obbligo vero e proprio ma un requisito per svolgere questa attività professionale. Per i medici tutelare se stessi e gli altri». A livello italiano le vaccinazioni del personale sanitario non si sono mai fermate sebbene si proceda con diverse velocità. In Liguria ad esempio, dove sono state registrate diverse perplessità e resistenze tra il personale ausiliario e infermieristico, si è passati dai 37.233 vaccinati del 26 febbraio scorso agli odierni 81.950. Va meglio in Campania, dove si è passati da 92.866 dipendenti sanitari e sociosanitari di fine febbraio agli attuali 317.479; mentre la Lombardia è passata da 142mila a 490.381 tra medici, infermieri e oss vaccinati in meno di un mese. Il Lazio si mantiene su una posizione mediana, passando da 87.345 agli attuali 290.623 vaccinati tra il personale sociosanitario. «È evidente -conclude Carlo Palermo che se il problema della vaccinazione è assolutamente marginale tra i medici, l'incidenza delle posizioni novax è ben maggiore tra gli operatori sociosanitari. Basta guardare cosa accade in alcune RSA. Ma non possiamo permetterci che un operatore infetti un paziente o una persona che si affida a una struttura per farsi curare e tutelare».

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