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25/11/2020

Palermo: “Non allentare le misure adesso, ci sarà una terza ondata”. SPUTNIK

Intervista di Rachele Samo

Il segretario nazionale del principale sindacato di medici e dirigenti sanitari italiani lancia l’allarme sullo stato di crisi degli ospedali italiani: superate tutte le soglie.

Gli ospedali italiani sono ancora in fase di crisi e allentare le misure di contrasto ai contagi di coronavirus adesso sarebbe un errore, provocando una terza ondata più violenta che si sommerà a quella dell’influenza stagionale in arrivo. È l’allarme lanciato dal segretario nazionale di Anaao Assomed, il primo sindacato italiano di medici e dirigenti sanitari, il dottor Carlo Palermo, in un’intervista a Sputnik Italia in cui parla delle soglie di occupazione dei posti letto superate praticamente ovunque, dei sacrifici del personale sanitario e medico e dei contagi, che non sono diminuiti come si pensa,

“Le strutture mediche e quelle di rianimazione sono ben al di là delle soglie di criticità individuate dal governo, 40% per i posti letti internistici e 30% per le terapie intensive – spiega Palermo – Ormai ovunque in Italia siamo oltre il 50% di occupazione di queste strutture da parte di malati Covid”.

E ci sono situazioni più preoccupanti di altre: “Si registrano criticità estreme in Piemonte, in Valle d’Aosta, con indici superiori al 70% per l’area medica. In Liguria, nelle province di Trento e Bolzano. Fino a quando ci sarà il segno più davanti al dato dei ricoveri non possiamo abbassare la guardia e la situazione resterà critica”.

In Piemonte il 93% dei posti letto internistici è occupato da pazienti COVID, a Bolzano questo dato raggiunge il 104%, secondo uno studio di Anaao Assomed.

Non allentare le restrizioni

Per il segretario nazionale di Anaao Assomed è fondamentale adesso non commettere gli errori del passato: “Non possiamo certamente allentare le misure adesso, che si vede la luce in fondo al tunnel con l’arrivo del vaccino, perché rischieremmo una terza ondata. Ricordiamoci che ancora non abbiamo il pieno della diffusione dell’influenza che arriverà a tra fine dicembre e poi gennaio e febbraio”.

Il rischio altissimo, spiega Palermo, è di avere “da un lato il coronavirus che persiste, i livelli di diffusione sono ancora molto alti, e dall’altro il picco dei casi di influenza stagionale, sovraccaricando pronto soccorso, ospedali e terapie intensive”.

Il dottor Palermo aggiunge un dato cruciale: “Se si prendono in esame i tamponi fatti per la prima volta, e non quelli di controllo dei casi positivi, si registra ancora la positività di un tampone su quattro, intorno al 25%. L’indice di diffusione del virus è preoccupante e rischiamo una ripresa della malattia”.

Le carenze ospedaliere ma anche di personale

La carenza di specialisti si sta manifestando anche durante questa seconda ondata dell’epidemia: mancano internisti, infettivologi, pneumologi in tutte le Regioni e quando si arriva al massimo ottenibile dagli specialisti di branca, le aziende ospedaliere “convertono” e precettano chirurghi, ortopedici, oculisti, ma il personale è sempre lo stesso e lavora a ritmi incessanti.

“Siamo stati chiamati eroi, angeli, ma il quadro sociale è cambiato – spiega Palermo - c’è più sofferenza sociale, la crisi economica, le influenze dei negazionisti, dei novax, dei no mask, che riversano accuse di falso su di noi. Li inviterei a fare un giro negli ospedali. Per vedere il dolore la sofferenza e lo spirito di abnegazione che hanno gli operatori che affrontano situazioni di incremento dei carichi di lavoro inimmaginabili”.

E oltre al pesantissimo carico di lavoro, con l’aumento dei contagi e dei ricoveri, cresce anche il rischio sanitario per gli operatori del settore: “Si cercano spazi per i posti letto, ma le strutture sono antiche, non hanno la flessibilità degli ospedali moderni. I percorsi sporco-pulito tendono a saltare e si spiegano i 60mila e passa di contagi”.

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