Studi/Indagini Anaao
23/11/2020

Studio Anaao. Covid-19: è emergenza posti letto internistici. L'analisi per Regione

LA VERSIONE INTEGRALE DELLO STUDIO

IL COMUNICATO STAMPA

Dal confronto, regione per regione, dei posti letto internistici nel 2018 e quelli attivati nel 2020 con l’attuale numero dei ricoveri Covid-19, emerge un quadro drammatico: Piemonte saturo al 191%, Lombardia al 129%, Liguria al 118%, Lazio al 91%, Campania 87%.

21 novembre 2020


L’epidemia da COVID-19 ha rivoluzionato, in pochi mesi, l’assetto standard del nostro sistema di cure, evidenziando le sue qualità, ma allo stesso tempo i limiti, conseguenti al decennio di definanziamento ai danni del sistema sanitario nazionale utilizzato come bancomat invece che come preziosa risorsa.

Le politiche di tagli hanno così determinato una drastica riduzione di posti letto su tutto il territorio nazionale, soprattutto nelle Regioni sottoposte a piani di rientro. E come prevedibile, oggi ci troviamo costretti a dover fronteggiare una pandemia che ripropone drammaticamente il problema della carenza dei posti letto insieme a quella del personale medico specialista.

La carenza di specialisti, già trattata da precedenti studi Anaao Assomed, si sta manifestando anche durante questa seconda ondata dell’epidemia: mancano internisti, infettivologi, pneumologi in tutte le Regioni, e allora le Aziende, quando si arriva al massimo ottenibile dagli specialisti di branca, “convertono” e precettano chirurghi, ortopedici, oculisti, chiedendo loro la gestione di pazienti complessi in branche non affini o equipollenti, e ovviando in tal modo, goffamente alla storica e mai definitivamente risolta carenza strutturale di personale.
Il saldo finale è sempre zero: il personale medico è praticamente quello di sempre.

In Italia oltre il 50% dei posti letto internistici è occupato da pazienti COVID, con punte regionali-provinciali elevatissime (Piemonte 93%, P.A. Bolzano 104%). Non tutte le Regioni partivano dallo stesso livello di dotazione di posti letto quando è scoppiata la pandemia: la Calabria ad esempio aveva circa 1/3 dei posti letto internistici del Friuli, rapportati alla popolazione, la Campania partiva da una condizione di posti letto/100.000 abitanti inferiore del 30% rispetto alla media nazionale.
 
Dai dati a disposizione, sembra che le Regioni abbiano aumentato i posti letto di degenza ordinaria e di terapia intensiva, ma probabilmente è come il gioco delle tre carte e permette di avere indicatori non “rossi” ma “gialli” o “arancioni”: si convertono posti letto per acuti di altre branche specialistiche e si fanno risultare come posti letto COVID, attivati o attivabili, riducendo drasticamente le possibilità di cure ordinarie del cittadino, non garantendo più risposte al bisogno di salute della popolazione per tutto ciò che non riguarda SARS-COV-2.

L’unico, vero indicatore oggettivo che possa esprimere lo stato di criticità dei reparti di medicina interna, pneumologia e malattie infettive è il confronto del numero dei ricoveri COVID con i posti letto disponibili al 2018 (ultimo dato disponibile non “dopato” dalla pandemia). È possibile che siano state fatte alcune assunzioni di medici e che siano stati davvero incrementati i posti letto, ma riteniamo che siano dei correttivi poco o per nulla influenti sui carichi di lavoro.

In questo studio (in allegato la versione integrale) l’Anaao Assomed ha analizzato, regione per regione, i posti letto al 2018, i posti attivati nel 2020 e i rapporti con il numero di abitanti, poi li ha confrontati con il numero dei ricoveri COVID, mettendo in risalto regioni virtuose e regioni da “bocciare”.

Così facendo, si comprende il dramma delle nostre strutture sanitarie: Lombardia satura al 129%, Liguria al 118%, Lazio al 91%, Campania 87%, ma a far saltare dalla sedia è il dato del Piemonte al 191%.

Si può parlare a lungo di indice Rt e non ne si vuole screditare l’importanza, ma se i posti letto standard di una regione sono occupati solo da pazienti COVID, è necessario prendere decisioni politiche anche dolorose, per non piangere successivamente migliaia di morti evitabili per il collasso totale dei sistemi sanitari regionali.

Superata l’emergenza, sarà necessario superare un paradigma sanitario che si è rivelato fallimentare nella elargizione, divisione ed organizzazione delle risorse, confidando che le criticità emerse abbiano chiarito anche ai governatori meno lungimiranti, che la cura dei pazienti richiede posti letto, personale sanitario, risorse economiche ed una organizzazione capillare.

 

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