Una donna e suo figlio hanno citato in giudizio la Asl chiedendone la condanna al risarcimento dei danni patiti per la morte del loro congiunto, causata da negligenza ed imperizia dei medici del locale ospedale. I giudici della Suprema Corte hanno chiarito che tale domanda è ontologicamente diversa da quella di risarcimento del danno da mancato raggiungimento del risultato sperato; in questo secondo caso, l'accertamento è incentrato sul nesso causale, mentre nel primo oggetto dell'indagine è un particolare tipo di danno che incide su di un diverso bene giuridico, quale la mera possibilità del risultato finale. Trattandosi di domanda del tutto differente, se non è espressamente richiesta il giudice non si può pronunciare e la liquidazione non può essere operata d'ufficio.