Comunicati stampa
03/12/2012

SOS PER GLI OSPEDALI PUBBLICI DEL LAZIO

Comunicato stampa Anaao Assomed - 3 dicembre

Le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi dall'Anaao Assomed insieme ad altre sigle sindacali dei Medici e dirigenti sanitari degli ospedali pubblici e privati del Lazio, non possono essere liquidate con una alzata di spalle, nemmeno da un Commissario governativo che, dopo i tagli della Giunta Polverini, vuole procedere alla chiusura di alcuni ospedali pubblici senza alcuna motivazione.

Chiudere importanti ospedali pubblici di Roma come l'Azienda San Filippo Neri, fornita di alte specialità al servizio dei cittadini, vuol dire portare il sistema sanitario al collasso con la soppressione di posti letto e di interi reparti, pronto soccorso presi di assalto, liste di attesa in crescita, abuso del precariato, carichi di lavoro spropositati con centinaia di migliaia di ore lavorate dai medici non retribuite né recuperabili. Si taglia tutto quello che costa, compresi i diritti dei cittadini e del lavoro.

I medici ospedalieri sono stanchi di mettere la loro faccia davanti al disagio dei malati ed alle critiche per un sistema destinato a soccombere se invece di usare il bisturi per tagliare sprechi e programmare servizi efficienti, si utilizza l'ascia che abbatte allo steso modo rami secchi e strutture di eccellenza. La cura destinata alla sanità laziale procede tra annunci ed indiscrezioni, al di fuori delle relazioni sindacali, con forzature inaccettabili sia nel metodo che nel merito, lasciando porte spalancate alla fuga in altre Regioni, dominata dalla ossessione del controllo dei costi, che lascerà  una sanità sfinita, demotivata ed impoverita dal punto di vista economico, professionale e tecnologico.

Facciamo appello a tutti i cittadini, al Ministro della Salute ed alla forze politiche per un impegno forte che recuperi il senso di una idea condivisa di società che non rinunci a garantire i livelli essenziali di assistenza e valorizzi le competenze professionali. 

Risanare i conti è importante, ma non si può uccidere il servizio sanitario facendone pagare le conseguenze ai cittadini ed ai professionisti.

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